venerdì 22 febbraio 2013

Non vorrei turarmi il naso

Aprendo il blog non pensavo di scrivere di politica. Non è il mio mestiere, non mi ritengo sufficientemente preparata sui temi economici, ché ormai a questo si riducono le discussioni politiche contemporanee, e dopotutto preferivo affrontare altri temi più di “intrattenimento”. Del resto mi sono laureata in Lettere, la mia tesi era su un’opera di fantasia, scrivo per un giornale che si occupa di enogastronomia e il mio sogno sarebbe fare l’editor in una casa editrice che pubblichi narrativa. Il che la dice lunga su quanto io preferisca vivere rifugiata nelle mie nuvole.


Solo che. Solo che, comunque, nella realtà ci vivo, volente o nolente. Solo che domenica si aprono i seggi. Solo che domenica si suppone io mi alzi, mi vesta e vada a far timbrare la mia bella tessera elettorale per mettere una croce su un qualche simbolo. Solo che si suppone che io, per domenica, abbia deciso chi favorire esercitando il mio diritto di voto.
Ecco. Il punto è che io eleggerei volentieri il parlamento svedese o quello norvegese. Anche quello danese non mi dispiacerebbe. Peccato che non siano candidati da noi. Analizziamo quindi le opzioni. Del resto abbiamo una vasta scelta. O no?



Allora, vediamo... c’è il contaballe di professione, piduista e affetto da evidente satirismo, maschilista, che confonde la politica con il suo personale palcoscenico, che ha portato in parlamento nani e ballerine. Letteralmente. È lo stesso che, plurindagato, ha regalato poltrone a tutto il suo pool di avvocati perché gli confezionassero leggi su misura, con tutte le pinces, perché gli calzassero a pennello. È lo stesso che ha usato personale di stato per farsi recapitare a casa le invitate alle sue cene eleganti. È lo stesso che fa pessime battute a doppio senso a donne che cercano di fare il proprio lavoro, mettendole alla berlina di fronte a un vasto pubblico compiacente e sostenendo che i suoi siano atteggiamenti galanti.
Già, effettivamente questa non è un’opzione.

C’è il giornalista, già berlusconiano e oggi grande nemico del Silvio B, dal look discutibile e dai titoli altisonanti, fautore di un liberismo che in Italia, nonostante i molti proclami, non sembra essersi mai concretamente realizzato. Un artista del CV creativo, con master e studi inesistenti. Ma siccome le balle dagli Italiani sono apprezzate, le credenziali per aspirare al ruolo di presidente del consiglio effettivamente ci sono tutte. Ah, comunque che non si dica che non ha senso del pudore. Da presidente del suo partito si è dimesso.
No, non è un’opzione neppure lui.

Poi chi c’è? Ah, già. Il professore. Il tecnico. Quello bravo, insomma. Lui i titoli di studio li ha. Veri, a quanto pare. Importanti, sicuramente. E poi veste in loden. Insomma, non sembra uscito da uno dei peggiori incubi psichedelici di Formigoni. Inoltre è modesto, compassato, sposato, nonno compiaciuto di esserlo. È riuscito a farsi prendere sul serio dalla Merkel. Ed effettivamente non racconta balle. Quando stava preparando il suppostone, l’aveva detto che sarebbe stato senza vaselina. Sì, ok, è giusto un filino classista. Sì, ok, è giusto un po’ amico delle banche. Sì, ok, è sostenuto da quel campione di ponziopilatismo che è Casini e da un ex fascista.
Sì, ok, non è un’opzione


C’è anche l’ex comico. Comico vero, bontà sua. Blogger. Fautore della politica dal basso. Con tante belle istanze sulla partecipazione alla vita pubblica, sulla pulizia del parlamento da condannati, indagati, processati, sul contenimento dei costi della politica. Tante belle idee concrete, promesse di intervento, un programma dettagliato e la raccolta di una rabbia serpeggiante contro una classe parassitaria che ci spreme come limoni per bere il caffè gratis alla buvette di Montecitorio.
Potrebbe essere un’opzione ma. Ma quali sono i principi di fondo del movimento? Quali i valori? Cosa mi devo aspettare quando tutti questi duri e puri arriveranno alla poltrona? Chi mi devo aspettare che arrivi, soprattutto, a quella poltrona? Fondamentalisti cattolici? Neofascisti di Casa Pound? Veterocomunisti? Pastafariani? Teletubbies?

Oppure potrei scegliere il magistrato anti-mafia e il suo movimento che chiama a raccolta la popolazione e la coscienza civile. Ci potrei stare ma. Esattamente qual è il programma? E chi c’è nella lista? Favia, appena traslocato da M5S? Di Pietro?

E infine, arriviamo allo smacchiatore di giaguari e ai suoi alleati. Una sinistra che spesso si dimentica di essere tale, un partito che raccoglie troppe anime differenti e a cui non riesco a perdonare di non aver avuto il coraggio di andare alle elezioni quando avevano la vittoria in tasca, a cui non riesco a perdonare di non aver mai risolto il conflitto d’interessi, di aver introdotto contratti lavorativi indecenti, di non aver mai saputo fare un’opposizione seria.
Non riesco a perdonare a questa sinistra la presenza di D’Alema, non riesco a perdonarle di aver fatto motivo d’unione solo l’antiberlusconismo per poi litigare il giorno dopo sui temi davvero fondamentali come le unioni civili e i diritti degli omosessuali, la laicità dello stato e il testamento biologico. Temi come scuola e istruzione pubblica, sanità, difesa della cultura. Insomma, di non aver saputo, per troppo tempo, opporre un’alternativa convincente.
Non posso perdonare il fatto che questa sinistra abbia sempre mostrato il fianco quando dall’altra parte veniva sventolato lo spauracchio del comunismo bolscevico, cercando per difendersi di sembrare meno comunista, né che abbia sprecato occasioni. O che si sia resa ricattabile da partititini inutili e personalistici, che abbia avuto anche tra le sue fila personaggi impresentabili. Non riesco ad accettare il fatto che troppo spesso si sia prestata, volontariamente o meno, al qualunquismo che ora fa dire a molti che sono tutti uguali. Belsito. E allora Lusi?
Er Batman. E allora Penati?
Formigoni. Vuoi mettere con Marrazzo?

Eppure, nonostante tutto, probabilmente sarà questa la coalizione che voterò. Perché non sono qualunquista e sono convinta che, nonostante tutto, non siano tutti uguali. Perché continuo a credere nella sinistra e nei valori che a essa dovrebbero corrispondere. E perché alla fine non votare, fare scheda bianca o annullare il voto significa demandare agli altri. 
Però alla sinistra chiedo che, finalmente, faccia la sinistra. Chiedo che la smetta di giocare con le carte truccate di Berlusconi, di rincorrere la sua maniera di fare politica, di aver paura di vincere delle elezioni. Chiedo che, se anche non profuma di fiori, per lo meno non mi costringa a turarmi il naso!

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